web@adviaggi.it Scritto da marzo 01, 2012 09:53
Il sottosegretario al ministero del Lavoro, Lucia Nicholsonová (che è un esponente del partito SaS, Libertà e Solidarietà) ha pubblicamente sostenuto, ieri, che i cittadini slovacchi di etnia Rom non offrono alcun contributo all’economia del Paese, rappresentando solo una voce di spesa nel bilancio statale, pari al 4,4% del Prodotto Interno Lordo nazionale.
L’esternazione della Nicholsonová è stata pronunciata nel corso di una conferenza sulle principali istanze sociali in Slovacchia (organizzata in cooperazione con la Banca Mondiale ed il Fondo per lo Sviluppo delle Nazioni Unite) alla quale il vice ministro ha partecipato in veste di relatrice.
un villaggio Rom in Slovacchia
Il Direttore della Banca Mondiale responsabile per l’Europa Orientale Peter Harrold, conscio della gravità dell’emergenza sociale in Slovacchia, ha invece espresso una posizione a dir poco differente da quella della Nicholsonová.
Del resto, almeno secondo i dati della Banca Mondiale, in Slovacchia il 62% di coloro che ricevono assistenza sociale e pensioni di disoccupazione sarebbero individui senza figli, il che contrasta con la sensazione comune che sarebbero solamente o principalmente i Rom ad avvalersi degli aiuti pubblici.
Per quanto riguarda il contributo all’economia della nazione, Harrold ha paragonato la produttività della minoranza Rom a quella delle nazioni del terzo mondo, notando però che il livello di disoccupazione dei Rom slovacchi è il più alto d’Europa, circostanza che pone pertanto anche un problema di integrazione tutto nazionale.
Alekos Tsolakis, relatore per la Comunità Europea, nel suo intervento ha affermato che la questione slovacca ha costretto l’UE ad istituire una apposita commissione per l’integrazione dei Rom, ma che uno dei principali problemi che si frappongono alla soluzione del problema risiede nella mentalità della popolazione.
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